Racconto dell’ultimo “giro in vespa” di Giorgio
È appena passato ferragosto, questo è il mio terzo viaggio sulle alpi.
Ogni anno mi attrezzo sempre meglio, l’unica costante è la Vespa, lei è sempre uguale, una PX 125 del 1982.
Parto da casa, è mattina, ma non prestissimo, è già chiaro e la mia Vespa carica fino all’inverosimile: baule posteriore, portapacchi anteriore, metà della sella…tutto pieno, tanto so che lei mi porterà ovunque vorrò andare.
Parto direzione Cuneo, dove arrivo che è ancora mattina, da qui seguendo la cartina e attraversando Vinadio arrivo in Francia.
Incontro così il primo colle “Col de la Lombarde” (Mt. 2350 slm), di vespe in giro non ne incontro da un bel po’, perché qui ci si arriva con moto da strada o da trial, ma non con una Vespa!!!
Non stupirò nessuno dicendo che intorno a me vedo solo montagne, è bello e gratificante pensare che tantissimo tempo addietro qualcuno ha lavorato per anni per far si che io potessi arrivare fino a qui con una piccola vespa. Con l’esplosivo hanno fatto saltare enormi massi per aprire dei varchi dove sarebbe stata costruita la strada che sto percorrendo.
Io viaggio al minimo per non disturbare la quiete di questi bellissimi luoghi.
Seconda tappa, il paese di “Camp des Fourches”, ma qui non ci abita nessuno, è un paese antico ormai fantasma.
Riparto e sull’asfalto compaiono nomi scritti con vernice bianca che all’inizio non mi dicono nulla, ma poi un flash, sono i campioni di ciclismo del Tour de France, che passa di qui quasi ogni anno.
Arrivato in cima mi ritrovo davanti ad una targa che recita: “la Bonette, strada da Nizza a Briançon, classificata imperiale nel 1860 dall’imperatore Napoleone III, e sul fondo..la strada più alta d’Europa!
Nel posteggio accanto alla mia vespa solo moto da turismo (600–900–1000cc) 125 solo LEI!!
Qualcuno mi fa i complimenti, mi sorridono tutti, c’è molta solidarietà e complicità, mi sento anch’io un centauro come loro, ma è venuto il momento di ripartire.
Inizio a scendere e arrivo al “Col de Vars” (Mt. 2109 slm) percorro ancora qualche chilometro e sono nel campeggio dove passerò la notte in una piccola tenda con doppio sacco a pelo, una cena rapida e poi a letto, la giornata è stata molto faticosa, ho guidato per quasi nove ore e merito un po’ di riposo.
Mattina di buon ora tutto pronto mi dirigo verso casa, ma devo attraversare un altro colle e vi arriverò in cima dopo oltre un’ora.
Qui mi rendo conto di quanto sia differente vedere i corridori che salgono in piedi sui pedali, la salita è spaventosa, arranca perfino la mia Vespa e penso che per salire fino a qui con una bicicletta ci vogliono polmoni da cavallo!
Sono in cima al “Col d’Izoard” (Mt. 2360 slm) anche qui il Tour de France mette alla prova i migliori ciclisti scalatori del mondo, proseguo fino al “Col du Lautaret” (Mt. 2058 slm) oltre ai paesaggi da togliere il fiato, l’aria buona e cascate di acqua limpida, una delle cose più belle di questo mio lungo viaggio sono stati tutti quei piccoli gesti di saluto con le mani o con i fari di tutti i motociclisti che ho incontrato.
Questa cosa mi ha fatto sentire parte di una grande famiglia sparsa sulle strade di tutt’Europa.
Sono nella parte conclusiva del mio viaggio, faccio una sosta al Colle del Moncenisio e da qui rientro in Italia dove trovo un incantevole lago dal color azzurro intenso che mi lascia a bocca aperta.
Poi la strada verso casa, passando per Biella e il rientro a Novara.
Negli occhi e nel naso le immagini e i profumi di quei luoghi visitati, tanti chilometri percorsi e tanta fatica, ma ne è valsa la pena e poi… non ero solo: c’era la mia Vespa!
Giorgio Checchinato
COPIA DELLA RICEVUTA DI DONAZIONE IN MEMORIA DI GIORGIO CHECCHINATO
Vorrei salutare tutti quelli che lo conoscevano e che gli hanno tenuto compagnia negli anni.
E vorrei salutare mio nonno Luigi Checchinato.