Il mio elefantentreffen inizia a fine giugno quando vagando in rete inciampo in un articolo inerente il raduno invernale più famoso d’Europa.
http://www.fotogordon.it/pages/elefantentreffen2005_report.htm
Cito il link in quanto, a mio parere, credo sia un racconto di viaggio esaustivo, veritiero, essenziale, coinvolgente. E così proprio su quelle righe nasce parte del mio Elefantentreffen.
Naturalmente, oltre allo scritto sopraccitato, posseggo anche un mezzo robusto ed affidabile, un’adorabile vespa PX 150 originale dell’ ’82 con cui ho una voglia matta di percorrere le strade d’Europa . Naturalmente posseggo anche una fervida immaginazione ed un puerile entusiasmo.
Il 2 luglio lancio, con esagerato anticipo, un appello sul sito ‘vespa on line’:
<< chi viene con me all’elefant ?>> O meglio <>
Le risposte sono molteplici, ironiche ( ‘’ fa un gran caldo oggi eh ?! ‘’ ), incoraggianti.
Mentre cerco compagnia immagino i film di Monicelli, dove una miscela improvvisata di personalità diverse intraprende un’avventura. Il collante è la condivisione di un sogno… ombrato da una vena di goffo, ma con la nitidezza autentica degli irriducibili. Loro sono ‘salvati’ dal copione…NOI dalla tecnologia (?!).
Intanto attenuo la smania del raduno invernale con un solitario viaggio estivo in Bretagna.
Nei mesi successivi reperendo, quindi leggendo tutto il materiale disponibile in rete inerente l’Elefantentreffen , mi preparo.
Gennaio si avvicina. Alcuni vespisti da nikname in tinta piaggio accennano ad un mezzo invito, ma niente di serio e definitivo. Ad ogni modo sarei andato anche solo. Sarebbe la prima volta, ma non è certo la mancanza di compagni di viaggio a soffocare la mia grande motivazione. Ho deciso. La vespa è in ottime condizioni. Ho rifatto il motore e l’impianto elettrico. Ho ancora due mesi per provarla.
La tecnologia è in grado di combattere il freddo. Quindi solo o in compagnia andrò all’Elefant !
Invio mail a tutti i Vespa Club del Piemonte e Liguria Non un cristiano che si degni di rispondere,
(Forse i Vespa Club vanno in letargo ?! ) tranne Davide Direttore Turistico del VESPA CLUB LELE di Novara. Mi lascia un nominativo ed un numero di cellulare al quale chiamo immediatamente.
Risponde ‘’Il Duffy’’. Un veterano dell’ Elefant. Sarà il mio compagno di viaggio e cavalcherà una vespa 50 special. La cilindrata del mezzo del mio nuovo ‘amico’ non ci consentirà di percorrere la comoda autostrada rendendo la spedizione ancora più reale, un vero viaggio dal primo all’ultimo Km.
DURANTE
Finalmente è Martedì 27 gennaio. Nel pomeriggio, caricato il Px, parto da Ceva verso Gambolò, dimora di ‘Duffy’ . Non mi pare vero. Durante il tragitto mi assale un’ombra di tristezza pensando che fra una settimana sarà tutto finito. Come ne ‘L’Alchimista’ di P.Coelho il protagonista trascorre l’esistenza con lo scopo di raggiungere la Mecca. Quando realizza il suo sogno si chiede mestamente che ne sarà della sua esistenza .
Il Mercoledì inizia il vero Elefant. E partiamo carichi di bagagli ed entusiasmo. Direzione passo del Maloja (1836 m s.l.m.), confine italo-svizzero. La settimana prima era chiuso per le abbondanti nevicate, ma quest’oggi dall’ufficio del turismo ci comunicano che è aperto e le strade sono pulite. E chi ci ferma !!
Raggiungiamo il passo nel primo pomeriggio arrampicandoci in uno scenario quasi fiabesco.
La vespa 50 arranca a fatica. Pare che dei pochi cavalli ne sia rimasto soltanto uno a trascinare ‘il Duffy’.
Forse la ‘scaldata’ nei pressi di Milano ha penalizzato il suo motore… scordandosi la porta della scuderia aperta. Ma oltre i 1800 non si sale quindi si procede con un filo di gas, gratificati dal paesaggio, ammirando il lago ghiacciato, sottomessi alle montagne, le cui vette ancora accarezzate del sole, pare ci proteggano . Ormai e sera, il mercurio è a fondo scala verso i –12°C, i deboli fari delle vespe non ci aiutano a distinguere il fondo ghiacciato dall’asfalto pulito – sempre che esista un mq di strada pulita – e giunti a Zernez parcheggiamo i mezzi nel garage di un alberghetto.
Siamo contenti.
Pieni di buone intenzioni alle nove del mattino seguente accendiamo le vespe e via verso nord-est. <> Il mercurio è sempre in basso, si stabilizza sui –13°C e ci accompagnerà fino a mezzogiorno. Infatti siamo ancora in quota, ma in fondo valle nascosti e sempre protetti dalle montagne.Verso le 11:00 siamo al confine con l’Austria. Gli Svizzeri ci fanno passare salutandoci con un sorriso, barricati nell’ufficio. Ora tocca agli Austriaci. Ci fermano.Una signorina, giovane, con la divisa, si dirige verso di me. Guarda circospetta la mia vespa,la circumnaviga passeggiando con aria interrogativa e d’improvviso punta il suo indice sulla borsa contenente l’occorrente del campeggio.E’ la borsa più pesante, dove il contenuto è stato compresso a qualche migliaia di Newton per riuscire a chiuderla ed è fissata al PX da mille elastici. Parrebbe una scelta ben precisa ed oculata, ma credo che, la neo doganiera stuzzicata dalla sua ligia coscienza austro-ungarica e di neo-assunta, non abbia fatto altro che fare la conta : ‘paperino passa sotto il ponte di baracca….’. In silenzio. In lingua austriaca.
Le rispondo con uno sguardo. Due occhi supplichevoli i quali, penso, abbiano violato la nota fermezza austriaca. Infatti, ripete la conta, sempre a mente, e questa volta tocca al bauletto molto più accessibile e non a rischio di esplosione. La ragazza in divisa si accontenta di sbirciare e quindi senza un sorriso ci lascia proseguire. E noi andiamo . Direzione Innsbruck. Nel primo pomeriggio, nei pressi di Innsbruck, il cinquantino ‘del Duffy’ ha problemi elettrici e si spegne. Un meccanico d’auto, veramente gentile, comprende la nostra disperazione e dedica quasi due ore tentando di togliere il volano per sostituire le puntine. ‘Il Duffy’ ne ha un paio di scorta, ma senza l’estrattore non è possibile sostituirle. La vespetta riparte per tacere definitivamente 10 Km dopo Innsbruck. Siamo a Wattens. Siamo in ritardo . Siamo tristi. Siamo nel pomeriggio. E qui termina il Nostro Viaggio insieme. ‘Il Duffy’ prenderà un treno per Innsbruck dove dovrebbe proseguire per l’Italia. Io decido di andare comunque a Loh (Thurmansbang-Solla ),patria dell’Elefant. Naturalmente domani. Sono ormai le 20 e mi rifugio in un accogliente albergo. Mi piacerebbe arrivare domani prima di notte e la strada è parecchia. Sono almeno 300 Km. Prima di dormire preparo l’itinerario, imparando a memoria ogni svincolo. Non posso permettermi di sbagliare strada.
Sempre alle nove m’incammino. E’ venerdì. Entro subito in autostrada. Non sono tranquillo, però mi rilasso immediatamente quando incontro un gruppo di motociclisti Italiani diretti all’Elefant. Mi superano e mi salutano con rumoroso calore Non il solito piedino che abbandona per un freddo attimo la motocicletta, ma pollici alzati, lunghe strisce di clacson, indice e medio sollevati al cielo a forma di V. Sorrido, ricambio come posso e mi sistemo gratificato sulla sella del mio PX. Dopo pochi chilometri un’altra carovana, sempre in sorpasso, manifesta tutta la possibile solidarietà.
Anche alcuni camionisti mi incoraggiano. E’ fantastico. Neanche Del Piero sotto la Sud dopo aver segnato. Mi fermo al grill e parcheggio la vespa accanto a quattro BMW milanesi. Ho voglia di parlare con qualcuno che sta inseguendo il mio stesso sogno. Ho bisogno di essere rassicurato. Ho voglia di complicità. Ho bisogno di immaginare, anche per un solo attimo, di essere già arrivato. Ho bisogno di un caffè caldo in compagnia. E nessuna delle mie necessità viene meno, in quanto i quattro ‘biemmevuisti’ , già stati all’elefant l’anno prima, riescono a colmare le mie incertezze, comprendendo la mia prima volta , in vespa e perdipiù in solitaria. I Km restanti se ne vanno con il medesimo spirito tra saluti, foto, incoraggiamenti, solidarietà. L’Elefantentreffen non è soltanto il raduno, ma anche il viaggio. Finalmente raggiungo il piccolo comune Loh verso le 17 e 30 e vengo guidato all’ingresso dalle moto parcheggiate, dal via-vai di gente che si organizza per il campeggio. Moto che trainano bancali carichi di paglia, birra, provviste. Mentre, ormai stanco seguo il flusso umano e meccanico giungo all’ingresso sotto lo striscione dell’ingresso. Il famoso telo bianco-azzurro visto e rivisto chissà quante volte in internet capace di scatenare tanta invidia in fotografia quanta soddisfazione quando si è sotto la sua ombra.
Entro a piedi e raggiungo gli amici ‘del Duffy’. Emeriti sconosciuti i quali mi riservano un’accoglienza inaspettata. Mi portano i bagagli, mi aiutano a montare la tenda, mi fanno i complimenti per l’impresa. E vi assicuro che ricevere un complimento da motociclisti navigati i cui nomi di battaglia sono ‘il Diavolo’ , ‘Grizzly’, mi fa sentire un uomo fiero.
Quest’anno c’è poca neve, il freddo non è all’altezza di altre edizioni. La temperatura non scenderà mai sotto i – 8°C.
Il colpo d’occhio è affascinante. La notte, il buio, il freddo sono allontanati dai fuochi artificiali, dal bagliore dei falò, dalgli schiamazzi intonati da qualche migliaio di motociclisti, dal rombo dei motori, dalle grasse risate accoglienti. Credo che ognuno di noi sia a proprio agio e non esistano sconosciuti. Eccoci qui … un’unica armata brancaleone, che si diverte,ride, mangia, beve, canta, vive senza regole di classe, ma con alto senso di civiltà e rispetto del prossimo.
Il sabato scorre veloce. Tutto mi attrae. Tutti mi incuriosiscono. Ritrovo alcuni temporanei compagni di viaggio del giorno precedente. Ritrovo ‘il Duffy’ con la sua vespa 50 special sotto lo striscione. Non voglio sapere com’è arrivato e mai glie lo chiederò. E’ lì e basta.
Incontro con piacere alcuni vespisti con i quali contempliamo con ammirazione i nostri mezzi.
E la Domenica mattina si ricaricano le moto, si riparte. Saluto ‘il Diavolo’ , ‘Grizzly’ , Giorgio con una vena di nostalgia e m’incammino consolato dai tre giorni di viaggio che dedicherò al rientro.
La domenica sera verso le 16:00 sono a Innsbruck. C’è il sole e decido di varcare il Brennero al fine di evitare le nevicate previste per il giorno seguente, il Lunedì. L’anno prossimo chiederò a qualcun altro le previsioni metereologiche. Infatti 10 km prima del confine, dopo essere stato terrorizzato da una raffica di vento, incontro la neve. Che grana. Le strade sono sporche, è buio,. Il traffico domenicale verso l’Italia non mi sorpassa, ma mi evita perché io procedo ai 20 km all’ora con i piedi per terra per non cadere. La corsia d’emergenza è già occupata da un palmo di neve, quindi impraticabile.
L’angoscia mi assale e tutta la mia fierezza ‘guadagnata’ all’andata si tramuta in paura. Paura di scivolare sul fondo nevoso, paura di essere schiacciato da qualunque automobilista che mi preceda.
Scorgo il cartello Vipiteno 15 Km. Farei di tutto per farmi notare, ma l’unico mezzo è lasciare acceso l’indicatore di sinistra. Dopo 50 minuti imbocco l’uscita per Vipiteno e ringrazio. Non so chi, ma ringrazio.
L’Elefant significa anche difficoltà.
Intanto nevischia. Il Lunedì mattina continua a nevischiare anche se in maniera non convinta.
A colazione incontro altri motociclisti di Genova e parlando scopro che anch’essi sono in vespa.
Genova è non lontana da dove vivo, Ceva.
Mi invitano a. formare un unico gruppo. Accetto, con grande gioia accetto.
Apripista su un PE200 ci sono Vince ed Ilaria. Emanuele con un PX150 è secondo.
Mi concedono il privilegio di non essere l’ultimo, mentre Alex, anch’egli con un PX150 chiude la fila. Lottiamo con la neve fino a Rovereto sud, quindi affrontiamo la pioggia fino a Voghera, per rincontrare una abbondate nevicata. Io uscirò a Serravalle Scrivia , i miei tre nuovi amici andranno fino a Genova. ‘’ E’ stato il nostro peggior rientro,neanche nel 2005’’ Così mi scriverà in un sms Emanuele. E’ stata dura, ma in cinque abbiamo ammortizzato le intemperie, con un grande affiatamento.
Il martedì sono di nuovo solo, ma c’è il sole, le strade sono pulite e soltanto 137 km mi separano dal chiudere in maniera positiva l’avventura. E così è.
DOPO
Ora sono a casa e mi accingo a porre la parola fine al tentativo di mettere per iscritto una splendida avventura. A differenza del protagonista del libro di Coelho non mi sto chiedendo che ne sarà ora della mia esistenza, ma sto già pensando a come sarà L’Elefantreffen del 2010.
Scritto da Silvio Gallo